Il founder di Content Marketing Italia spiega come funziona il “marketing dei contenuti” nel 2019. Valore e comunicazione sono il binomio del successo
Quello che ti proponiamo è un approfondimento molto speciale – qui, appunto, si parla di Content Marketing. Volevamo realizzare un’intervista, ma è saltato fuori un discorso più esteso sul “marketing dei contenuti” che abbraccia tantissimi elementi, dal blocco dello scrittore ai micro-contenuti, dai progetti low-budget all’Antica Grecia. Qui Alessio Beltrami, founder di Content Marketing Italia e docente di spicco, risponde alle nostre domande (e alle vostre) sulla giungla dei contenuti, tracciando un nuovo sentiero.
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7. Micro-contenuti: sono davvero il futuro?
Non so se corrispondono al futuro, ma so che sono necessari. Il mio processo di produzione dei contenuti che funziona così: prima di tutto, creo puntate di 50 minuti per il podcast. Poi mi assicuro, con il mio team, di tirar fuori estratti da 30 secondi / 1 minuto, che uso nelle IG Stories, nei post di Facebook, Linkedin ecc. Questo è indispensabile perché se oggi, secondo le statistiche, le persone sono felici di ascoltare 50 minuti di podcast, settimana dopo settimana, è anche vero che c’è un mondo sconfinato di utenti potenzialmente interessati, che però non faranno mai una scommessa così grande da ascoltare un podcast di 50 minuti.
E questo vale per tutti in relazione ad un libro, un articolo molto lungo, o qualunque contenuto corposo che richieda la scommessa di ipotecare un pezzo della propria vita. Perché 50 minuti sono un pezzo della nostra vita in cui potremmo fare tutto. E se qualcuno mette in pausa la sua vita per 50 minuti, o la fa perché già ci conosce e si fida, o è “pazzo”, oppure ha avuto tutti gli elementi per capire che il prodotto finale dev’essere interessante. E quegli elementi sono i micro-contenuti.
Inoltre, oggi i micro-contenuti servono per mantenere quello che è un contatto costante con gli utenti, senza richiedere un impegno esagerato. Penso, ad esempio, al mio canale Telegram, che non è solo la mia palestra di allenamento e il mio esercizio di stile costante, ma anche la possibilità di restare in contatto, tutti i giorni, con oltre 2000 persone. Questo grazie ad una nota audio poco impegnativa, perché è un micro-contenuto quotidiano che, come la goccia che scava la roccia, crea un legame saldo.
8. Passando ai consigli pratici, cosa direbbe a chi deve superare l’eventuale “sindrome del foglio bianco”?
La sindrome del foglio bianco può essere dovuta a due fattori: la prima è non sapere cosa dire, la seconda è avere paura del giudizio su ciò che andremo a dire. Nella puntata 148 dello show online di Content Marketing Italia, parlavo delle 7 paure che frenano le persone dal produrre contenuti.
Partiamo dalla più semplice: non sapere cosa dire. Deriva dal fatto che sottovalutiamo i contenuti che abbiamo già a disposizione. Ogni volta che apriamo bocca con un cliente, che mandiamo un’email o rispondiamo a una telefonata, e facciamo una proposta, quelli sono contenuti che possono essere resi pubblici. Togliamo i dati sensibili, concentriamoci sulle problematiche, su quello che stiamo facendo, guardando il dito e non la luna, e lì troviamo idee.
I contenuti sono la nostra rappresentazione online: quello che accade nella vita reale dev’essere trasposto online. Quindi è molto semplice: la mancanza d’idee non esiste. Se, però, ai nostri clienti non diciamo nulla, non ci parliamo, non creiamo relazioni, la cosa è problematica a prescindere dai contenuti, perché alla base del nostro lavoro c’è qualche problema.
La seconda paura, ossia quella del giudizio, corrisponde alla paura di esporsi. Quando è proprio quella a frenarci davanti al foglio bianco, anch’io, se forzato, non posso farci nulla. Su quello non ho ancora trovato la chiave per stimolare una persona in fretta.
9. Infine, un quesito sempre attuale: in ottica di vendita, è più importante la “forma” o il contenuto?
È come dire: “È nato prima l’uovo o la gallina?”. Nessun valore espresso potrà compensare una carenza di forma. Se esiste una grave carenza di forma, quel valore resterà inespresso, perché nessuno mai lo scoprirà. Se la copertina è brutta, io non allungo la mano per prendere il libro: questa è una verità. Dall’altra parte, se la copertina è bella e allungo la mano per prendere il libro, ma poi leggo la quarta di copertina e l’incipit e resto deluso, rimetto giù il libro.
Quindi, è chiaro che le due cose devono compensarsi tra loro. Su questo chiudo con: nessuno dei due è più importante, sono complementari. Chiudo con una citazione (mia): Avete presenti quelli molto bravi a fare il proprio lavoro, che però non comunicano? Ecco, si è scoperto che non sono bravi. Perché non comunicare fa parte delle carenze professionali. Il professionista bravo che non comunica non è un professionista bravo. Punto.
Se siamo ancora nell’ottica che per essere un bravo ristoratore devo cucinare bene, ma posso fregarmene di far riempire il mio ristorante, perché se ho un prodotto buono la gente arriverà, allora chiudiamo: così vanno in fallimento tutte le aziende. Se non comunichi, non importa ciò che fai. Questo non può essere sostituito dal concetto opposto, paradossale, cioè che basta comunicare anche senza lavorare bene. Oggi il mondo è difficile: bisogna saper fare bene il proprio lavoro, e bisogna anche comunicare. Altrimenti, le due cose si distruggono a vicenda, se ne manca una.
Si ringrazia lo staff di
Alessio Beltrami
Professore di Teoria e Tecnica dei Nuovi Media presso l’Università Bicocca di Milano, da 10 anni è specializzato sul Content Marketing e svolge l’attività di consulente e formatore. Ha pubblicato “Come Vendere con il Blog Aziendale” – Dario Flaccovio Editore / IlSole24Ore, “Fai Content Marketing” – Dario Flaccovio e “Come promuovere la tua attività sul web senza pubblicità” – Franco Angeli. È il fondatore di Content Marketing Italia e ha creato il metodo di scrittura efficace per il business RISCRIVI. Puoi ascoltarlo su Telegram (@cmi99), e c’è anche una newsletter dal nome evocativo: Oggetti Smarriti.